Si riconoscono, da sinistra, Mirko, Corrado Cagli, Sibilla Aleramo, Anna Laetitia Pecci Blunt, Alberto Moravia, Giuseppe Ungaretti, un’amica, Libero de Libero.

ANNA LAETITIA PECCI BLUNT

Roma 1885 – Marlia (Lucca) 1971

Il padre, Camillo Pecci, capo della Guardia Nobile pontificia, è nipote di Leone XIII, la madre è una nobildonna spagnola. Dopo la guerra frequenta a Parigi gli ambienti intellettuali, è amica di Georges Braque e Jean Cocteau. Nel 1919 sposa Cecil Blunt, banchiere newyorkese proprietario per via paterna di una ampia collezione di pittura francese dell’Ottocento. Il suo salotto parigino è frequentato da Salvador Dalì, Paul Valery, Poulenc, Paul Claudel.
Nel 1929 i coniugi acquistano Palazzo Malatesta in Piazza Ara Coeli, che diviene dai primi anni Trenta la sede di importanti eventi . Nel 1933, la contessa, con i suoi amici musicisti Goffredo Petrassi, Vittorio Rieti e Mario Labroca, dà inizio ai “Concerti di primavera” con programmi di musica classica e moderna; ospita Igor Stravinskij, Darius Milhaud, Poulenc, Henri Sauguet, George Auric, Honegger. Dal 1936 ai concerti si alternano conferenze di poeti, scrittori e saggisti famosi, che lei ama definire i “parenti illustri”. Nella sua casa s’incontrano poi Giuseppe UngarettiLeonetta ed Emilio Cecchi, Bruno Barilli, Corrado Alvaro, Alberto Moravia, Giorgio Vigolo, Trilussa, Adriana Pincherle, Massimo Bontempelli, Alberto Savinio, Leonardo Sinisgalli, Margherita Sarfatti, Sibilla Aleramo, Alfredo Casella, Renato Guttuso, Corrado CagliMirko Basaldella. La sua collezione, oltre a dipinti importanti di artisti già celebri (SeveriniMartiniDe ChiricoScipione, Foujita) si apre alle ‘”promesse” della “Scuola romana”, comprendendo opere di Corrado Cagli, Mario MafaiRoberto Melli, Guglielmo JanniRenato GuttusoMirko Basaldella e altri.
Il ruolo che la contessa intende svolgere nell’evoluzione delle vicende artistiche italiane, non è limitato solo al collezionismo o all’organizzazione di gallerie, ma, come appare da un dossier che abbiamo rinvenuto nell’Archivio Centrale di Stato è inserito in un ampio progetto culturale-politico, che prevedeva la promozione dell’arte italiana a New York e a Parigi, in accordo con il Ministero della Cultura Popolare.
Nell’aprile 1935, apre la Galleria della Cometa (il cui nome è tratto da un segno araldico di papa Leone XIII), che sarà attiva fino all’agosto 1938. Intorno a questa data l’attività della Galleria viene fatta oggetto di una dura campagna giornalistica, condotta da Telesio Interlandi, direttore de “Il Tevere”, in cui emerge il rancore antisemita e antinternazionalista della più retriva destra fascista. A questo punto la contessa, che già alla fine del 1937 aveva aperto una succursale della “Cometa” a New York, si trasferirà nella metropoli americana, rimanendovi fino al 1947.
L’attività culturale della Pecci Blunt prosegue intensa (fondazione del Teatro della Cometa, 1958) .
Nel 1960 riceve dal Governo Italiana la Medaglia d’oro per l’arte e la Cultura nel 1964 la Francia le conferisce la Legion d’Honneur.

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