Roma 1892 – Roma 1958
Nipote del grande poeta Giuseppe Gioachino Belli, la cui eredità letteraria eserciterà molto fascino sulla sua personalità, Guglielmo Janni tra il 1902 e il 1914 studia al Liceo Classico e si laurea in giurisprudenza. Dopo la prima guerra mondiale si iscrive al corso di decorazione tenuto da Giulio Bargellini all’Accademia di Belle Arti. Dopo il diploma collabora con Bargellini, col quale ha un intenso rapporto di complicità, e contemporaneamente si dedica ad approfondire la sua cultura letteraria e filosofica.
Esordisce nel 1921 alla I Biennale romana. Intorno al 1924 è chiamato dal suo maestro a decorare la sede centrale della Banca d’Italia, dove affresca la Storia della moneta italiana. Tra il 1926 e il 1927 seguono altre collaborazioni: al Ministero degli interni e della Giustizia, all’Istituto Nazionale delle Assicurazioni e alle Terme di Montecatini. La prima fase della sua produzione è caratterizzata soprattutto da soggetti religiosi. Nel 1923 espone San Tarcisio, disperso, alla II Biennale romana; nel 1925 al Concorso Artistico Francescano di Milano invia San Francesco. Nel 1927 partecipa al Concorso di Pittura dell’Associazione Nazionale degli Artisti di Firenze con uno dei suoi capolavori: San Sebastiano. In questo periodo diventa amico di Alberto Ziveri e si distacca progressivamente da Bargellini.
Nel 1928 affresca la cappella votiva per i caduti nella chiesa di San Bartolomeo a Busseto a Parma, dove dimostra una particolare attenzione a Piero della Francesca. Nel 1929 partecipa alla I Mostra del Sindacato Laziale Fascista degli Artisti. È notato positivamente da Roberto Longhi, che scrive sulle motivazioni in prevalenza letterarie caratterizzanti la sua pittura.
Nel 1931 all’Esposizione Internazionale d’Arte Sacra Cristiana Moderna a Padova partecipa con le Opere di Misericordia. Negli anni Trenta i soggetti della sua pittura sono caratterizzati dalla “vocazione al mito”, che l’artista trascende attraverso una tormentata e sensuale contemplazione della bellezza virile, di spiccato gusto omoerotico, a volte celato attraverso il tema ambiguo e mondano del mascheramento. Lo dimostra ad esempio “Endimione”, tela con la quale nel 1931 partecipa alla “Exhibition of Contemporary Italian Painting” di Baltimora Usa. Nel 1934 prende parte alla “Exhibition of Contemporary Italian Painting”, mostra itinerante negli Stati Uniti, organizzata da Dario Sabatello.
Tiene la sua prima personale nella Galleria della Cometa a Roma nel 1936. La presentazione in catalogo è di Giuseppe Ungaretti. Vi espone un nutrito gruppo di opere tra cui: Figura d’aprile, Giovani atleti, Lo specchio, Figura di Balletto. La critica accoglie molto favorevolmente la sua mostra, al punto che l’anno seguente allestisce nella stessa galleria la seconda personale, dove presenta anche Cassandra e Pesi e trapezi. Sempre nel 1936 partecipa per l’unica volta alla Biennale di Venezia, accomunato ai protagonisti del tonalismo. Frattanto in gennaio ha accettato di esporre tre opere nell’Esposizione d’Arte italiana Contemporanea di Budapest.
Nel 1937 è a Parigi con Alberto Ziveri per visitare l’Esposizione Universale. Verso la fine dell’anno, proprio mentre sembra ottenere una definitiva consacrazione come artista, attraversa una crisi esistenziale, che lo porta a rinunciare definitivamente alla pittura, dopo aver realizzato complessivamente poco meno di duecento opere delle quali diverse ridotte allo stato di frammento.
Dal 1938 si concentra esclusivamente sullo studio degli inediti di Giuseppe Gioachino Belli, raccolti nella biblioteca di famiglia.
Fino al 1956 lavora alla biografia Belli e la sua epoca, d’ispirazione proustiana, della quale però non arriverà a vedere la pubblicazione.