Deiva De Angelis, Autoritratto con sigaretta, 1921

DEIVA DE ANGELIS

Gubbio 1885 – Roma 1925

Rappresenta un caso particolare nella storia della pittura italiana di questo secolo per il valore assoluto delle opere da lei lasciate, per l’esiguo numero di dipinti e disegni conosciuti, per le scarse notizie biografiche, per l’avara bibliografia, per le vicende della sua vita, trascorsa in modo originale e doloroso e finita in modo tragico.
Venuta da una famiglia poverissima, Deiva Terradura si trasferì a Roma, dove per vivere vendette violette a piazza di Spagna e poi diventò modella. Conosciuto quindi, l’acquarellista di lingua inglese William Walcot (nato a Odessa nel 1871), a Roma dal 1903, ne fu amata e condotta in un lungo viaggio a Londra e a Parigi, dove completò la propria istruzione, avviandosi alla pittura. Rientrata a Roma sposò l’avvocato pugliese De Angelis dal quale si separò molto presto.
Prese a frequentare l’ambiente artistico più avanzato della capitale e incontrò Cipriano Efisio Oppo: pittore, disegnatore e illustratore satirico in contatto con gli artisti secessionisti residenti nella Villa Strohl-Fern, dove egli stesso aveva lo studio e con cui Deiva intrattenne una relazione sentimentale. Nel 1913, alla prima Esposizione internazionale d’arte della Secessione, tenutasi nel Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale, a Roma, presentò un Ritratto nella sala n. 9 insieme con Pietro Marussig, Elisabeth Chaplin, Cipriano Efisio Oppo, Nino Bertoletti, Nicola D’Antino e Giovanni Prini. De Angelis partecipò anche alle terza e alla quarta Secessione romana; lasciato Oppo, forse prima del 1918, la De Angelis si legò al pittore-illustratore Giuseppe (Bepi) Fabiano, che sposò poco prima di morire.
Nel 1920 espose alla Famiglia artistica di Milano con il Gruppo romano (Spadini, Oppo, Socrate, Pazzini, Penagini, Luppi e Selva), mostrandovi, secondo il negativo giudizio di Giorgio De Chirico (Il meccanismo del pensieroTorino 1985, pp. 207), “alcune tele cataclismiche… sregolate e confuse…”. Tra la fine del 1920 e l’inizio del 1921, con due Campagne romanepartecipò all’Esposizione internazionale d’arte moderna di Ginevra in cui figuravano anche Balla, Boccioni, De Chirico, Conti, Depero, Evola, Benvenuto e Ferruccio Ferrazzi, Paresce e Prampolini.
Al Circolo artistico di Roma, nel 1921, espose nella Mostra del ritratto. Nel medesimo anno partecipò alla I Biennale romana. Fin dal 1918 l’artista aveva frequentato la Casa d’Arte Bragaglia e il gruppo di artisti, scrittori, poeti riuniti intorno alla galleria che, con quella di Prampolini, dominava l’attenzione dell’ambiente romano. Per la rivista pubblicata da Anton Giulio Bragaglia, Cronache d’attualità, disegnò un cospicuo numero di caricature, ritratti, vedute, scene di animali ripresi dal vero.
Particolarmente intensa fu questa attività tra il 1921 e il 1922. Alla II Biennale romana del 1923 l’artista espose nella sala n. 5 e nella sala n. 32, dedicata a disegni. Nel 1924 espose alla 116a mostra della Casa d’Arte Bragaglia, in collettiva con Leon Zach, Ferrazzi, Sohn, Oskar Brazda il pittore boemo che aveva studio a Villa Strohl-Fern, Cascella e Morelli.
“Aggredita dal cancro la pittrice vende o, meglio, svende per poche lire disegni e dipinti per curarsi. Anche per questo oggi possiamo registrare la grande dispersione della maggior parte delle opere di Deiva De Angelis”. Morì a Roma il 24 febbraio 1925. Alla XCIII Mostra degli Amatori e Cultori delle Belle Arti del 1927 le venne dedicata una piccola retrospettiva.

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