Roma 1924 – Roma 2001
Incomincia a dipingere e a dedicarsi all’incisione durante i difficili anni dell’occupazione tedesca di Roma, quando è nascosto presso Lino Bianchi Barriviera. Altri “maestri” sono Alberto Ziveri e Luigi Bartolini. Inizia a esporre nel 1945. Mentre collabora come disegnatore a numerose riviste politico-letterarie “Domenica”, “Folla”, “Mercurio”, “La Fiera letteraria” con un taglio documentario e poetico accostabile al cinema di Rossellini e De Sica. Nel 1956 fonda, con altri intellettuali, la rivista “Città Aperta”, incentrata sui problemi della cultura urbana. Svolge un’intensa attività di illustratore in cui il referente letterario si anima a ridosso di una inesauribile inventiva figurale. Tra gli artisti a lui vicini ricordiamo Muccini, Urbinati, Zigaina, Buratti, la cosiddetta “Scuola di Portonaccio”, poi, dopo il ’63, Attardi, Ferroni, Calabria, Guerreschi, Guccione, Gianquinto “Il pro e il contro”. Vengono poi i grandi cicli dedicati alla crisi della società del benessere: L’Imbarco per Citera ’69, L’Album di Famiglia ’71, Tra le due guerre ’73-75. Strettissimo il rapporto con la letteratura. Vespignani illustra opere di Alleg, Kafka, Boccacccio, Majakowsky, Eliot, Belli, Villon, Leopardi, Porta. Nel 1985 espone all’Accademia di Francia. In una mostra che sviluppa il confronto dialettico con la tematica urbana di un altro grande osservatore di Roma: Pier Paolo Pasolini.