ATTILIO SELVA

Trieste 1888 – Roma 1970

Dopo i primi studi alla scuola Industriale di Trieste, si trasferisce a Milano, dove lavora come scalpellino, poi a Torino. Qui entra nell’atelier di Leonardo Bistolfi e si lega in amicizia con Felice Carena nel 1905. Nel 1909 vince il “Premio Rittmeyer” e si trasferisce nella Capitale, dove tiene lo studio a Villa Strohl-fern sino alla fine degli anni Venti. Lì conosce la modella anticolana Natalina Toppi, grazie alla quale frequenterà assiduamente il borgo di Anticoli Corrado, nel quale già era solito soggiornare per via della presenza di numerosi amici colleghi quali Felice Carena e Pietro Gaudenzi. Dall’unione con la Toppi nasceranno il pittore Sergio Selva (1919-1980) e l’architetto Bernardo Selva (1928-1998). Alla base del lavoro di Attilio Selva è lo studio della scultura romana e rinascimentale, ma anche della statuaria egiziana; la personale di Meštrović all’esposizione di Roma nel 1911 influenzerà profondamente il suo lavoro, ma le suggestioni simboliste sono presto superate in chiave di “ritorno all’ordine” novecentista, di cui Selva è considerato un precursore. Espone alla terza e alla quarta mostra del gruppo della “Secessione” (1915, 1916) e nel 1918 a una mostra internazionale d’arte a Zurigo. Nello stesso anno la partecipazione all’esposizione alla Casina del Pincio ne decreta il successo; qui la critica ne invoca “l’italianità michelangiolesca” (Bellonci, 1918). Nel 1919 si reca in Egitto per alcune commissioni governative; numerosi i monumenti eseguiti fra le due guerre, fra i quali quello a Guido Baccelli del 1921 e la Fontana delle Cariatidi a piazza dei Quiriti nel 1928, entrambi a Roma; la Pietà per la cattedrale di Tripoli nel 192; il monumento a Oberdan a Trieste nel 1931 e quello a Nazario Sauro a Capodistria del 1934. Partecipa a tutte le maggiori manifestazioni artistiche dell’epoca, con grande successo.

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