“Essa non è mai stata – racconta Antonello Trombadori – “una parte della Villa Borghese”, ma è, sì, una proprietà francese che corrisponde al vasto comprensorio boschivo e prativo confinante con la linea terminale della Villa Borghese dal Propileo di sinistra fino alla Scalinata su Valle Giulia”. La Villa prende il nome da Alfred Wilhelm Strohl-fern (Sainte-Marie-aux-Mines [Alsazia]) 1847- Roma 1927. Mecenate e artista, durante la guerra francotedesca del 1870 si rifugia a Parigi, dove vive in contatto con gli ambienti artistici. Viaggia poi attraverso l’Europa e a Roma, dove si stabilisce. Fornito di cospicui mezzi economici, è poeta, pittore, scultore e musicista dilettante. Nel 1879, acquistata la proprietà di 80.000 mq vi fa costruire una villa con una serie di studi desinati ad ospitare artisti. Con la villa che porta il suo nome Alfred Strohl (fern = lontano, lo aggiunge al cognome per indicare la lontananza dalla patria) realizza il sogno di un luogo ove gli artisti possano lavorare in solitudine e al tempo stesso ritrovarsi e discutere. Dopo la sua morte la villa viene gestita dall’Ambasciata di Francia, per passare poi all’Amministrazione civica di Roma, che nel 1952 annette il parco a quello, pubblico, di Villa Borghese. Ora la villa è di nuovo amministrata dal governo francese ed è sede del Liceo Francese Chateaubriand. E’ in corso da decenni una battaglia per salvare la Villa, con i suoi valori naturali e culturali, dallo stato di attuale degrado. Attualmente nello studio che fu di Francesco Trombadori ha sede l’Associazione Amici di Villa Strohl-Fern, con un interessante archivio. Dalla fine dell’Ottocento, gli stranieri che toccano Roma durante il loro viaggio di formazione vi trovano una fonte d’ispirazione. Per Rainer Maria Rilke, che occupa a lungo uno studio nel 1904, la villa rappresenta una sorta di rifugio atemporale, con un che di esotico e misterioso. Negli anni delle quattro Secessioni (1913-16) buona parte degli artisti romani che vi partecipano ha qui uno studio: Oppo, Nino e Pasquarosa Bertoletti, Umberto Moggioli, Francesco Trombadori, Oskar Brazda, Deiva De Angelis, Guidi, Carlo Socrate, Aleardo Terzi, Nicola D’Antino, Attilio Torresini, Wanda e Alfredo Biagini, Ercole Drei, Attilio Selva. Armando Spadini e Felice Carena, pur non avendovi studio, ne sono assidui frequentatori. Intorno alla fine della prima guerra mondiale la villa diventa un punto di riferimento per i giovani artisti, e per i critici e letterati che si raccolgono solitamente nella “terza saletta” del Caffè Aragno: le visite di Roberto Longhi sono frequentissime, Bruno Barilli vi ha uno studio, e Vincenzo Cardarelli la ricorderà con commozione. Nel 1921 Armando Spadini, Giorgio de Chirico, Francesco Trombadori e Roberto Melli si mobiliteranno per procurare uno studio ad Arturo Martini (da poco a Roma).
Dopo la guerra Carlo Levi contribuisce, con il suo cenacolo intellettuale, a fare ancora una volta della villa un punto d’incontro culturale.