"Dipingere bottiglie o fare poesia ermetica era di per se' una protesta. E' chiaro però che ciò non poteva essere per noi sufficiente. [...] Non volevamo essere asciutti, volevamo essere foschi, sensuali, colorati, espansivi, estroversi, spuri." Renato Guttuso

RENATO GUTTUSO

Bagheria 1911 – Roma 1987

Giovanissimo, dimostrata una propensione al disegno e al colore, frequenta la bottega di un decoratore di carretti. Alla fine degli anni Venti, mentre completa gli studi classici, comincia ad apprendere i rudimenti del fare arte nello studio del futurista Pippo Rizzo. Dopo aver esposto alla I Quadriennale di Roma del ’31 e in una collettiva alla Galleria del Milione di Milano del ’32 abbandona gli studi universitari e si stabilisce a Roma. Stringe rapporti di amicizia con Mafai, Pirandello, Cagli e Ziveri, che influenzano la sua pittura in senso “tonale”. Nel 1935 partecipa alla II Quadriennale e nel 1936 alla Biennale di Venezia. Nel 1938 realizza il primo dipinto epico-popolare, La fuga dall’Etna, e tiene una personale alla Galleria della Cometa. Nel 1942 ottiene il secondo premio al Premio Bergamo con la Crocifissione, opera nella quale la critica ha individuato una denuncia dei disastri provocati dal Regime. In questo periodo studia e reinterpreta le scattanti figurazioni del Picasso post-cubista e accentua la sua vena polemica verso le questioni sociali, svolgendo un ruolo fondamentale nell’evoluzione in senso “realista” della pittura italiana. Notevole anche la funzione di tramite tra gli ambienti romani e quelli milanesi legati a “Corrente”. Inizialmente la sua azione in favore di una pittura impegnata si svolge all’interno della sinistra fascista che fa capo a Giuseppe Bottai e alla rivista “Primato”. Negli anni di guerra accanto ad Antonello Trombadori e ad altri esponenti del Partito Comunista, partecipa attivamente alla Resistenza. Comincia la serie dei Massacri raccolti nel libro Gott mit uns. Nel 1947 aderisce al Fronte Nuovo delle Arti. Dagli anni Cinquanta è l’esponente principale di una corrente “realista”, socialmente impegnata e sostenuta dal P.C.I., e spesso polemicamente in lotta con le tendenze “formaliste” di molta arte astratta.

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