Fausto Pirandello ritratto da Emanuele Cavalli, 1928

FAUSTO PIRANDELLO

Roma 1899 – Roma 1975

Fausto Pirandello nasce dallo scrittore agrigentino Luigi Pirandello e Antonietta Portolano. Portati a termine gli studi classici, decide di dedicarsi all’arte: suo padre lo indirizza alla scultura, ma in breve il giovane abbandona, preferendo concentrarsi sullo studio del disegno. Segue quindi i corsi dell’incisore Sigmund Lipinsky, dal quale resta profondamente influenzato. Nel 1922 prende a frequentare la scuola di pittura di Felice Carena, tra Roma e Anticoli Corrado, dove ha per compagni di corso Emanuele Cavalli e Giuseppe Capogrossi.

Fa il suo esordio nel 1925 alla III Biennale Romana con l’opera Bagnanti, tema che riprenderà ossessivamente per mezzo secolo. All’anno seguente data invece la sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia, alle cui successive edizioni, per almeno un trentennio, verrà notato dalla critica come uno degli artisti più interessanti e originali. Nel 1928 si reca quindi a Parigi, dove sposa la modella anticolana Pompilia D’Aprile, che gli darà nell’agosto di quello stesso anno il primo figlio, Pierluigi (1928-2018). Nella capitale francese, Fausto Pirandello studia la pittura dei cosiddetti “Italiens de Paris” e dei surrealisti, e ha l’incontro, folgorante, con l’arte di Pablo Picasso, con la quale si confronterà anche in piena maturità artistica.

Nel 1930 rientra in Italia e l’anno successivo ha la sua prima mostra personale, presso la Galleria di Roma del critico Pietro Maria Bardi. Negli anni a seguire realizza alcuni dei suoi massimi capolavori, come Interno di mattinaScala, esposto alla Biennale di Venezia del 1934 ed entrato nelle collezioni di Riccardo Gualino. L’artista ha raggiunto una nuova maturità: il suo linguaggio coniuga il tonalismo della “Scuola Romana” a una figurazione del tutto personale, in cui il ricordo della pittura antica (da Pompei al Quattrocento) si fonde alla modernità del Novecento internazionale.

Negli anni bui della Seconda guerra mondiale si divide tra Anticoli Corrado e Roma, soggiornando a Villa Medici: nonostante le difficoltà, è un periodo di grande ispirazione. Lo scenario artistico del dopoguerra lo trova scettico nei confronti delle avanguardie provenienti dagli Stati Uniti. Procede quindi con coerenza nella propria ricerca, riflettendo su alcuni temi dell’arte cubista: le gamma cromatica si arricchisce di toni più vivaci e le forme si fanno scomposte e geometrizzanti. Gli anni Cinquanta sono per Fausto Pirandello un periodo di fervida creatività: espone in mostre personali e collettive, anche oltreoceano, e la critica italiana sembra finalmente assegnargli il meritato posto di rilievo nella storia dell’arte contemporanea. Il mancato riconoscimento alla Biennale di Venezia del 1956, dov’era in odore di vittoria, lo mette però in crisi: in risposta, Pirandello forza sé stesso per un breve periodo nell’affrontare l’astrazione, senza però mai pienamente rinunciare ai rimandi alla realtà oggettiva. Negli anni Sessanta torna gradualmente alla figurazione, con un’espressività ormai pienamente personale. Negli ultimi anni di vita la salute lo costringe ad abbandonare gradualmente i colori a olio e a concentrarsi sui lavori su carta e, in particolare, sulla tecnica del pastello. Muore a Roma il 30 novembre del 1975. Un anno dopo, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma gli dedica la prima importante retrospettiva. Nel 2011 il figlio Pierluigi e sua moglie Giovanna Carlino istituiscono la Fondazione Fausto Pirandello.

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