Quirino Ruggeri, Ritratto di Roberto Longhi, pietra, ubicazione ignota.

ROBERTO LONGHI

Alba (Cuneo) 1890 – Firenze 1970

Si laurea nel 1911 a Torino con Pietro Toesca (discute una tesi su Caravaggio). Completa gli studi a Roma sotto la guida di Lionello Venturi (ricerche su Piero della Francesca e lo sviluppo della pittura veneziana). Collabora a “L’Arte” di Venturi con saggi e recensioni, mentre su “La Voce” inizia un’opera militante di polemista, divenendo fautore del futurismo (è del 1913 il suo saggio su I pittori futuristi). Il debutto come critico sulla scena romana avviene nel 1919 con una scintillante stroncatura, dal titolo Il dio ortopedico, alla mostra di de Chirico alla “Casa d’Arte Bragaglia“. Tra il 1920 e il ’22 compie un viaggio di studio in Spagna, in Francia e nell’Europa centrale in compagnia del collezionista fiorentino Alessandro Contini Bonacossi, di cui diviene consigliere. Al suo ritorno si stabilisce a Roma dove risiede fino al 1934, tornandovi poi di frequente. Nel 1927 pubblica per le edizioni di “Valori Plastici” la monografia su Piero della Francesca. E’ condirettore, con Emilio Cecchi, della seconda annata di “Vita Artistica”. Nel 1929, sempre con Cecchi, condirige “Pinacotheca”; collabora a “L’Italia Letteraria”. 
Alla fine degli anni Venti, Longhi svolge un duplice ruolo, molto importante nelle vicende romane: da una parte abbiamo le sue aperture verso l’’antico’; a questo proposito ricorda Ziveri (1972): “Con il Piero della Francesca Longhi dava a una parte dei suoi contemporanei l’apertura verso un umanesimo nuovo, contenuto in figurazioni di trascendenza metafisica”. In quest’ambito è importantissima anche la riproposta della pittura cinque-seicentesca con la mostra dei pittori spagnoli della collezione Contini-Bonacossi (1930) che sarà decisiva per Scipione. Dall’altra le sue incursioni in campo critico contribuiscono a determinare un nuovo clima di ricerca: “Da Aragno — ricorda Mario Mafai — si viveva entro una serena atmosfera spadiniana, senonchè a un certo momento, il prof. Longhi, per innovare e portare il clima un po’ “à la page”, lanciò il pittore contadino Gisberto Ceracchini e lo scultore-sarto Quirino Ruggeri“. Altri interventi critici sono quelli a sostegno di Carlo SocrateAntonio Donghi, Gregorio Sciltian. Una attenta sintesi delle tendenze romane è quella proposta su “L’Italia Letteraria” in occasione della Sindacale del 1929, con l’individuazione dei cosiddetti “irrealisti” e dei quasi esordienti Mafai – Scipione – Raphaël, che vengono qui indicati per la prima volta con la scherzosa etichetta “Scuola di Via Cavour“. 
Longhi continuerà a occuparsi marginalmente degli artisti romani, tra i vari scritti ricordiamo, nel 1964, la presentazione alla personale di Alberto Ziveri alla “Nuova Pesa”, il Ricordo di Trombadori su “Paragone”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *