LUIGI BARTOLINI

Cupramontana (Ancona) 1892 – Roma 1963

Nel 1909, data cui risale la prima incisione nota, passa a Roma, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti e le lezioni di anatomia, storia dell’arte e letteratura all’Università. All’Accademia di Spagna, a San Pietro in Montorio, segue i corsi di disegno e studia le incisioni di Goya. Fra il 1913 e il 1914 è a Firenze, dove segue lezioni di architettura e anatomia e la scuola di nudo annessa all’Accademia; resta colpito dalle incisioni di Fattori e, agli Uffizi, studia le collezioni di antichi disegni e le acqueforti di Rembrandt e Callot, frequentando anche, instancabilmente, Musei e Biblioteche.

Collabora al Fieramosca e comincia a dipingere quadri a olio; agli anni fiorentini risalgono anche la sua amicizia con Dino Campana e i suoi contatti con Ardengo Soffici. Chiamato alle armi, combatte, tra il 1915 e il 1918, sul Carso e sul Piave, come ufficiale di artiglieria, meritando la medaglia di bronzo al valor militare. È di questo periodo la raccolta di versi I parenti, che si considera il primo libro di Bartolini. 

Nel 1919, rientra a Macerata, dove riprende a scrivere, incidere e dipingere, e dove inizia l’attività di insegnante di disegno nella scuola superiore, attività che continua prima a Sassari, poi ad Avezzano, dove si trasferisce nel 1921, anno in cui comincia anche la collaborazione a Il Giornale d’Italia. Tornato l’anno successivo a Macerata, espone l’anno seguente alla Casa d’Arte Bragaglia di Roma le sue acqueforti, ottenendo un grande apprezzamento da parte della critica. Fra il 1924 e il 1926 insegna disegno a Camerino. La sua polemica attività di scrittore collabora a giornali e riviste, come Il Selvaggio, Pan, Il Bargello, Circoli, Il Frontespizio, La Nazione, Italia Letteraria, La Tribuna, Quadrivio, Emporium gli procura il trasferimento per motivi politici, a Pola nel 1926/28, a Porto San Giorgio, a Caltagirone nel 1928/29, a Osimo. A Brioni Pola incontra Kokoschka.

Nel gennaio 1928 ha inizio la corrispondenza epistolare con Vincenzo Cardarelli, che durerà fino al febbraio 1930; sempre nel 1928 arriva il primo riconoscimento letterario, con il premio indetto da La Tribuna. L’artista partecipa inoltre alla XVI Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia: la sua presenza alla manifestazione sarà in seguito pressoché costante, ma saranno polemiche le posizioni assunte dal Bartolini critico, che saranno raccolte più tardi nel volume Il fallimento della pittura, Lettere dalla Biennale, pubblicato ad Ascoli nel 1948. Dal 1929 Bartolini collabora anche al Cimento di Napoli, a La Fiamma di Roma e a Il Cittadino di Macerata. Nel 1929 a Porto San Giorgio sposa civilmente Adalgisa Zambon. Prima personale di grafica alla Galleria Bardi di Milano. Del 1930 è la sua affermazione come scrittore, con Passeggiata con la ragazza, pubblicato da Vallecchi, Firenze e con Il ritorno sul Carso, uscito presso Mondadori a Milano. In settembre si stabilisce a Osimo, dove continua l’attività di insegnante e dove rimarrà fino al 1933.

Nel 1931 partecipa alla I Quadriennale d’Arte Nazionale di Roma dove la sua presenza sarà costante. Nel 1935 l’artista vi ottiene il premio per l’incisione presentando lui stesso 50 acqueforti; il premio gli viene assegnato anche nel 1939.  Del 1931 è la pubblicazione de La vita dei morti e ll molino della carne. Intanto cresce il numero delle collaborazioni: La Nazione, L’Indice, L’Ambrosiano, Il Selvaggio, Emporium, Il Bargello, La Tribuna, L’Italia Letteraria. Nel 1932, all’Esposizione del Bianco e Nero tenutasi alla Galleria degli Uffizi di Firenze, ottiene, per Fonte San Gennaro, il primo premio ex-aequo con Morandi e con Boccioni. Nello stesso anno inizia la collaborazione a Il Frontespizio, che durerà fino al 1938, e a Milano espone 40 acqueforti presso la Galleria il Milione, in una mostra comprendente opere di Fernand Léger e Jules Pascin. Sempre nel 1932, dopo oltre un anno di separazione dalla moglie, conosce Anita Montesi, che diventerà la sua compagna di una vita, che gli darà l’adorata figlia Luciana e che sposerà con rito religioso nel 1963, un mese prima di morire. Nel gennaio del 1933 viene trasferito a Bari. 

L’editore Vallecchi di Firenze pubblica il libro di racconti L’Orso e altri amorosi capitoli. In seguito a dissensi con il regime fascista viene arrestato, rinchiuso nelle carceri di Ancona, quindi confinato a Montefusco, Avellino, e inviato qualche mese dopo come sorvegliato politico a Merano, dove rimarrà fino al 1938: questo periodo sarà tra i più fertili della sua attività artistica. Nel 1935 partecipa a Parigi alla Mostra d’Arte Italiana Contemporanea del Museo Jeu de Paume; riceve il Primo Premio per l’acquaforte alla II Quadriennale di Roma, espone 50 acqueforti e alcuni oli. A Bucarest, è presente alla Mostra dell’Arte Italiana contemporanea. Nel 1936 ha inizio l’amicizia con Eugenio Montale; nel 1937 viene premiato, sempre a Parigi, all’Exposition Internationale des Arts et des Techniques.  Nel settembre 1938 lascia Merano per stabilirsi a Roma. Intensa la collaborazione a Quadrivio per tutto il 1939, anno in cui pubblica Poesie del’ 28-38), ll meccanico gigante, volume di saggi cui fece seguito, nel 1940, Polemiche.

Alla III Quadriennale di Roma, dove espone acqueforti, disegni e un olio, riceve il Primo Premio per l’incisione. Del 1941 è l’ampia personale di dipinti e acqueforti alla XLVIII Mostra della Galleria di Roma, mentre alla Biennale del 1942 ottiene il Gran Premio per l’incisione e nello stesso anno Corrente (che prese il suo nome proprio da un’indicazione di Bartolini) ordina a Milano un’importante sua antologica. Con l’editore Tumminelli di Roma pubblica Il cane scontento e altri racconti. Per le edizioni del Campano di Pisa pubblica Scritti d’eccezione, la cui tiratura appena posta in vendita verrà sequestrata e distrutta per motivi politici. Nel 1943 viene pubblicato, sempre presso Tumminelli di Roma Vita di Anna Stickler. Nasce la figlia Luciana. E’ invitato alla IV Quadriennale di Roma, espone 11 Olii. Per le Edizioni Documento di Roma esce la cartella Sante e cavalle in tiratura di 22 esemplari con 12 acqueforti originali numerate e firmate.

Nel 1944 Pubblica per le Edizioni D.O.C. di Roma Poesie e satire e per le Edizioni Delfino di Rovereto il saggio Manzù. Nel 1945 per l’editore Danesi di Roma pubblica Credo d’artista, per O.E.T. di  Roma Perchè do ombra e Della sottomissione, per le Edizioni Circe di Roma Scritti sequestrati, per le Edizioni Il Solco Citta di Castello Ragazza caduta in città e per l’editore De Luigi di Roma illustra Une saison en Enfer di Rimbaud con un’acquaforte originale, La cetonia, e 10 eliotipie da acqueforti.

Nel 1946 esce, presso Polin di Roma, Ladri di biciclette, che verrà tradotto in venti lingue e sarà il soggetto ispiratore dell’omonimo, famosissimo film di De Sica.  Nel 1948 Bartolini vince il Premio Suzzara per il disegno e pubblica presso Nistri-Lischi di Pisa il volume Liriche e polemiche. L’attività espositiva prosegue intensa, in particolare per l’opera grafica, nelle città di tutta Italia e nelle manifestazioni più prestigiose. Alle numerose collaborazioni per testate nazionali, negli ultimi anni si aggiungono quelle per Il Corriere della sera di Mario Missiroli, per Il Gazzettino di Venezia di Giuseppe Longo e per Il Resto del Carlino, al quale lo chiama personalmente il direttore Giovanni Spadolini. L’artista si spegne il 16 maggio 1963 a Roma; alcuni giorni prima aveva fatto biffare più di 1200 lastre.

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