Smiltene (Russia) 1886 – Roma 1977
Proviene da una nobile famiglia baltica (il padre Walter era un proprietario terriero, discendente dai Cavalieri dell’Ordine Teutonico, la madre Blanchine Sivers apparteneva ad una famiglia di commercianti francesi insediatasi a Riga), nasce a Smiltene nella Lettonia orientale che allora si chiamava Livonia e insieme alla Curlandia (Lettonia occidentale) era una provincia dell’impero russo. All’inizio del XX secolo Edita mostra simpatie per il movimento rivoluzionario russo e, spinta da sentimenti umanitari, a diciotto anni presta servizio come crocerossina a Riga; dopo la rivoluzione del 1905 per salvare il padre fugge con lui a Könisberg. Quando la situazione politica si placa e il padre torna in Livonia, nel 1908 Edita ventiduenne sceglie di restare a Könisberg, la città di Kant, dove studia all’Accademia di Belle Arti fino al 1910. Dal 1910 si insedia a Parigi, qui frequenta gli ateliers degli artisti e realizza il suo sogno di vivere nella capitale dell’arte.
Nel 1911 viene per la prima volta in Italia, soggiorna per breve tempo a Firenze e a Roma, forse attratta dall’Esposizione Universale organizzata per il Cinquantenario dell’unità d’Italia. Nel 1912 si stabilisce definitivamente a Roma: abita dapprima all’Albergo Internazionale in via Sistina e dipinge in uno studio preso in affitto in via Flaminia 122, vicino a piazza del Popolo e a pochi passi da Villa Strohl-Fern, particolare concentrato di studi d’artisti d’avanguardia. Comincia allora quello che lei stessa definisce il suo periodo “incandescente” e “visionario”; scrive Savinio: “si sentì come abbacinata dalla dorata suntuosità dell’ambiente, onde le opere di questo periodo appaiono come i frutti di uno stato di ebbrietà quasi sonnambulica”. A Roma entra in contatto con Olga Resnevič Signorelli che la introduce nel suo salotto internazionale, frequentato da Roberto Melli, Armando Spadini, Ferruccio Ferrazzi, Angelo Zanelli (marito della pittrice lettone Elizaveta Kaehlbrandt) e dallo scultore jugoslavo Ivan Meštrović, che tanto successo aveva riscosso all’Esposizione Universale del 1911. Melli e Meštrović sono molti attivi nella promozione della Secessione romana ed è appunto alla I Esposizione internazionale d’Arte della Secessione nel 1913 che Edita esordisce con alcune opere ispirate dalla luce di Roma. Nel 1914 espone alla II Esposizione internazionale d’Arte della Secessione. Allo scoppio della Prima guerra mondiale iniziano le sue traversie economiche: lascia l’albergo e va a vivere nello studio, poi si trasferisce per tutti gli anni di guerra ad Anticoli Corrado, il ‘paese degli artisti’ sopra la valle dell’Aniene. Dipinge una serie di opere ispirate al paesaggio brullo del luogo, formalmente ispirate da Cézanne. Alla ricerca di un’occupazione si avvicina a Anton Giulio Bragaglia che aveva la galleria d’arte e il negozio di fotografia a Via Condotti e stava girando Thais su sceneggiatura di Enrico Prampolini e preparava Il mio cadavere e Perfido inganno per la casa cinematografica Novissima, i cui studi erano a Piazzale Flaminio. Il provino (per un ruolo di ladra) rivela a tutti un’innata capacità di recitare dell’artista. È presente Mario Broglio, pallido, magrissimo, dal collo lungo, colui che diventerà suo compagno nella vita e nella pittura, si sposeranno nel 1927. Accanto a Broglio, Edita matura le ricerche e gli interrogativi artistici che porteranno la coppia all’elaborazione della rivista «Valori Plastici». Edita ha un ruolo importante nella rivista e ancor più nell’attività editoriale; le sue opere degli anni ‘20, pubblicate in «Valori plastici» sono collegate all’avanzare della riflessione teorica, la sua pittura è ricca di suggestioni internazionali, dalla cultura dell’avanguardia russa (soprattutto l’acmeismo) al Blaue Reiter, al primitivismo. Più tardi compie una decisa svolta aderendo alla corrente del “Realismo magico”. Quando Mario Broglio muore il 22 dicembre 1948, Edita trascorre il periodo della vedovanza a San Michele di Moriano in provincia di Lucca, riappropriandosi delle sue ricerche espressive. A San Michele, luogo di meditazione profonda e di feconda produttività, rimane fino al 1955, anno in cui si trasferisce a Roma, dove mantiene in vita per qualche tempo le edizioni di Valori Plastici. Nel 1974 quasi novantenne si lascia persuadere a mettere ordine nell’archivio di Valori Plastici, e collabora con il poeta e pittore Georges de Canino. Muore a Roma il 19 gennaio 1977, giorno di San Mario, ed è sepolta nel cimitero acattolico di Testaccio.