Pericle Fazzini, Ritratto di Dario Sabatello, 1938, china su carta. Collezione privata.

DARIO SABATELLO

Roma 1911 – 1992

A ventun anni, con alle spalle una breve carriera di critico d’arte per “Il Tevere”, apre una galleria al numero 61 di via del Babbuino. Lo appoggiano nell’impresa l’amico Corrado Cagli e Massimo Bontempelli.
L’attività della galleria, tra il ’32 e il ’34, non segue un programma ben definito: “La vita — ricorda Sabatello — si svolgeva di giorno in giorno, secondo un certo gusto e l’amicizia diretta con gli artisti. Le gallerie private in quegli anni a Roma erano poche, i collezionisti ancora meno, e non si vendeva nulla”.
Il gusto di Sabatello, comunque, si rivela sicuro, accompagnato da una notevole capacità organizzativa. All’inaugurazione della galleria, nel novembre del ’32, Marino Marini espone sculture e dipinti, e interviene, con un discorso, Massimo Bontempelli. Poco tempo dopo, ancora Bontempelli , Luigi Pirandello, Primo Carnera, l’attrice Leda Gloria sono i battitori per un’asta d’eccezione. Tra le più importanti personali segnaliamo quelle di Alberto Savinio, Mario Tozzi, Antonio Donghi, nonché la mostra di esordio di Fazzini e Ziveri, nel gennaio 1933.
Sabatello cessa la propria attività di gallerista nel 1934, ma alla fine dello stesso anno organizza un’importante rassegna itinerante di pittura italiana negli Stati Uniti.
Due anni dopo é nominato direttore artistico della Galleria di Roma, sede espositiva della Confederazione Professionisti e Artisti, impostata sulla base di un ambizioso progetto culturale, che comprende anche una sezione di attività teatrale, affidata a Bragaglia. La prima mostra, “Omaggio a sedici artisti italiani”, include opere importanti di Boccioni, Carrà, Modigliani, Casorati, de Chirico, Morandi, MartiniSeverini, Sironi. All’inaugurazione, il 2 giugno del ’37, Sabatello si scontra con il critico del “Tevere”, Giuseppe Pensabene, a causa di pesanti considerazioni di quest’ultimo a proposito delle origini ebraiche dell’arte di Modigliani: “Io non ci vidi più e lo presi a schiaffi, e quello fu l’inizio di uno scandalo. Il caso finì sul tavolo di Mussolini (non volle intervenire perché mi stimava) e poi in Pretura, dove fui condannato per percosse e rilasciato con la condizionale. Avevo perfino sfidato a duello Telesio Interlandi (direttore de “Il Tevere”) ma lui rifiutò di battersi con un ebreo, e del resto io non ero riuscito a trovare i testimoni: solo Indro Montanelli si offrì”.
Dopo essere stato esonerato dall’incarico, Sabatello va a vivere negli Stati Uniti. Dopo la guerra, tornato in Italia, lavora per l’industria cinematografica.

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