CAFFÈ ARAGNO

Il Caffè Aragno su via del Corso è luogo d’incontri favorito per i primi trent’anni del secolo, la sua famosa “terza saletta” è il “sancta sanctorum della letteratura, dell’arte e del giornalismo” (Orio Vergani, 1938). Vi si ritrovano gli artisti già affermati e d’avanguardia, avvengono le più scottanti discussioni sull’arte: vede il tempo eroico del futurismo e poi il “ritorno all’ordine”, si dibattono le idee di “Valori Plastici” e de “La Ronda”, le opposte visioni del classicismo e dell’espressionismo. Il locale, sempre saturo del fumo degli avventori, ha le pareti color tabacco, con grandi specchiere e due finestre che si aprono su via delle Convertite; alle pareti corre un lungo divano foderato di tela, con una trentina di tavoli in ferro col ripiano di marmo. “La sala , un po’ alla volta, si riempiva. Oppo calava dal suo studio fuori porta e sedeva al tavolo di Spadini, che non abbandonava mai la sciarpa di lana e il bastone cui aveva dato il nome vezzeggiativo di Gelsomino. Ecco Vincenzo Cardarelli Bruno Barilli e Antonio Baldini col primo numero della “Ronda”. Di cosa parlavano, a bassa voce, come congiurati? Parlavano di Leopardi, il primo dei “Convitati di pietra”. Laggiù in fondo, dietro ai velari di fumo, tempestava , col cappello duro buttato sulla nuca, F. T. Marinetti, e Bragaglia coi baffetti a virgola, annunciava la prossima apertura del Teatro degli Indipendenti, con una novità di Pirandello ch’era entrato in quell’istante. (Orio Vergani, “Corriere della Sera”, Milano 23 giugno 1938).
Il dipinto di Amerigo Bartoli Gli amici al caffè ( 1930, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) è una sorta di “foto di gruppo” in cui ritroviamo molti degli esponenti dell’ambiente culturale e artistico:  Emilio Cecchi,  Vincenzo Cardarelli  Carlo Socrate, Ardengo Soffici, Antonio Baldini, Pasqualina Spadini, Giuseppe UngarettiMario Broglio, Armando Ferri,  Quirino Ruggeri,  Roberto Longhi,  Riccardo Francalancia, Aurelio Saffi, Bruno Barilli, oltre allo stesso Bartoli e all’imperturbabile cameriere Malatesta. In quel momento, tuttavia, il caffè cominciava a diventare il simbolo di una generazione da superare: Scipione (su “L’Italia Letteraria”, 5.10.1930) fa la caricatura del quadro di Bartoli, sfottendo CecchiCardarelliSocrate, Soffici, Baldini, Pasqualina Spadini, UngarettiBroglio, Fetri, RuggeriLonghi, BartoliBarilli . “Quelli di Aragno”, come li chiama Mafai, appaiono come personaggi un po’ appannati, con l’eccezione di Giuseppe Ungaretti e di pochi altri.

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